Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando
museum
4,6 su 5
Corso Massimo d'Azeglio, 52, 10126 Torino TO, Italia
Informazioni
Informazioni di base
Domenica: chiuso
Lunedì: 10:00 - 18:00
Martedì: 10:00 - 18:00
Mercoledì: 10:00 - 18:00
Giovedì: 10:00 - 18:00
Venerdì: 10:00 - 18:00
Sabato: 10:00 - 18:00
Lunedì: 10:00 - 18:00
Martedì: 10:00 - 18:00
Mercoledì: 10:00 - 18:00
Giovedì: 10:00 - 18:00
Venerdì: 10:00 - 18:00
Sabato: 10:00 - 18:00
Valutazione
4,6 (5 recensioni)
Informazioni di contatto
Corso Massimo d'Azeglio, 52, 10126 Torino TO, Italia
Recensioni
5 recensioni
Eccezionale
3
Molto buono
2
Buono
Nella media
Scarso
michela tempo
Noi siamo arrivati tardi e purtroppo lo abbiamo visto di corsa. Di certo ci tornerò con calma per rivedere e ascoltare . Comunque personale gentilissimo, attento e disponibile a dare chiarimenti ed informazioni. Se non siete impressionabili lo consiglio sia per i pezzi di anatomia che per il luogo.
8 gennaio 2024
Alessandro Volucello
Entrando nel palazzo in cui è ubicato il Museo di Anatomia Umana Luigi Rolando, sembra di entrare nella trama, proprio in principio, di un libro o un film con protagonisti un curatore museale e una studentessa. Un libro avventuroso, corposo eppur scorrevole, o un film fantasioso e ricco di suspense. Un libro o un film di quelli pensati da autori best seller o campioni d'incasso al botteghino. Un libro o un film titolati per diventare dei classici.
Sì va indietro nel tempo e ci si comincia a emozionare al solo immaginare i "pezzi" che accoglieranno il visitatore.
C'è un misto fra reale e riprodotto che a un purista può non piacere, ma, nondimeno, si può affermare che le parti in materiale sintetico potrebbero supportare un buon apprendimento attorno al funzionamento di sistemi e apparati. A tal proposito, ritengo andrebbero promosse, dai dirigenti scolastici, almeno negli istituti in cui è preponderante lo studio scientifico, le iniziative di visita. Sarebbe, così, possibile per i più tratteggiare la realtà idealmente attorno al corpo umano e concretamente dentro di esso.
Alcune sezioni del museo, che si sviluppa su un solo piano in locale a pianta approssimativamente rettangolare, sono poco illuminate. Ciò rende arduo il riconoscimento di alcuni elementi e la lettura di talune note negli armadi con vetrate. A proposito, lascia un po’ perplessi il loro utilizzo per certe conservazioni, prima fra tutte quella dei cervelli, che, al di là dei trattamenti eventualmente ricevuti, poggiati direttamente sui ripiani, continuano a perdere materiale liquido (dopo esser stati estratti dalle scatole craniche anche più di un secolo e mezzo fa). Gli arti immersi in soluzioni contenute in apposite vasche sono vistosamente alterati, ma probabilmente non si sarebbe potuto (e non si potrebbe ormai) far di meglio.
Si resta attoniti nel momento in cui si pone a se stessi una serie di domande imprecise, vaganti, rapide, di certo etiche, fra la curiosità innegabile verso un momento così intimo per tutti, quale è la morte, e la conoscenza antropologica, che per gli studiosi è innegabilmente motivo di ricerca.
Questa volta i reperti che mi trovo di fronte, dunque, sono reperti umani che rimandano a storie personali sconosciute, ma posso supporre, almeno in conclusione di vita, se non tristi, marcate dalla violenza (temo non solo perpetrata, ma anche subita). Ci troviamo al cospetto di materia grigia, per esempio, attribuita, senza mezzi termini, a delinquenti. Oggi come oggi, in assenza di elementi di segno contrario, quale visitatore potrebbe negare la corrispondenza al vero di quell’etichetta? Eppure, come si potrebbe, insieme inseguire un rigore scientifico e inventariare così (intendo, con una definizione del genere) l’organo sede delle facoltà intellettive (proprio di chicchessia)? Ammettiamolo, allora: sullo sfondo c’è il fascino nell’attribuire quella parte (la più misteriosa sicuramente, di tutti noi) a uno sparatore e furioso disegnatore di fendenti. No di certo il pensiero andrebbe mai ad una correlazione con altri e più raffinati criminali dell’epoca, come potrebbero esser stati politici tramanti e fulminei loro sporchi profittatori, compagni di ventura. Ciononostante, considerando quanto remota nel tempo possa essere la prima sistemazione del museo, e quindi quanto diverse fossero le sensibilità di quell’epoca rispetto a quelle dell’epoca odierna, non si può non esser tolleranti, quantomeno laddove assenti sono riferimenti a nomi e cognomi.
Non vi dico quante parti riprodotte o, maggioritariamente, reali, sono esposte, anche poco presenti nell’immaginario istantaneo comune. Si possono osservare pure scheletri di altri animali, per esempio uccelli. I periodi storici di provenienza sono diversi.
Va preso com’è questo museo e segnatamente considerato come la teca Ottocentesca di una porzione di storia.
Se volete trascorrere un tempo proficuo, per riflessioni intime e nozioni coinvolgenti, questo sito museale può decisamente fare al caso vostro.
Sì va indietro nel tempo e ci si comincia a emozionare al solo immaginare i "pezzi" che accoglieranno il visitatore.
C'è un misto fra reale e riprodotto che a un purista può non piacere, ma, nondimeno, si può affermare che le parti in materiale sintetico potrebbero supportare un buon apprendimento attorno al funzionamento di sistemi e apparati. A tal proposito, ritengo andrebbero promosse, dai dirigenti scolastici, almeno negli istituti in cui è preponderante lo studio scientifico, le iniziative di visita. Sarebbe, così, possibile per i più tratteggiare la realtà idealmente attorno al corpo umano e concretamente dentro di esso.
Alcune sezioni del museo, che si sviluppa su un solo piano in locale a pianta approssimativamente rettangolare, sono poco illuminate. Ciò rende arduo il riconoscimento di alcuni elementi e la lettura di talune note negli armadi con vetrate. A proposito, lascia un po’ perplessi il loro utilizzo per certe conservazioni, prima fra tutte quella dei cervelli, che, al di là dei trattamenti eventualmente ricevuti, poggiati direttamente sui ripiani, continuano a perdere materiale liquido (dopo esser stati estratti dalle scatole craniche anche più di un secolo e mezzo fa). Gli arti immersi in soluzioni contenute in apposite vasche sono vistosamente alterati, ma probabilmente non si sarebbe potuto (e non si potrebbe ormai) far di meglio.
Si resta attoniti nel momento in cui si pone a se stessi una serie di domande imprecise, vaganti, rapide, di certo etiche, fra la curiosità innegabile verso un momento così intimo per tutti, quale è la morte, e la conoscenza antropologica, che per gli studiosi è innegabilmente motivo di ricerca.
Questa volta i reperti che mi trovo di fronte, dunque, sono reperti umani che rimandano a storie personali sconosciute, ma posso supporre, almeno in conclusione di vita, se non tristi, marcate dalla violenza (temo non solo perpetrata, ma anche subita). Ci troviamo al cospetto di materia grigia, per esempio, attribuita, senza mezzi termini, a delinquenti. Oggi come oggi, in assenza di elementi di segno contrario, quale visitatore potrebbe negare la corrispondenza al vero di quell’etichetta? Eppure, come si potrebbe, insieme inseguire un rigore scientifico e inventariare così (intendo, con una definizione del genere) l’organo sede delle facoltà intellettive (proprio di chicchessia)? Ammettiamolo, allora: sullo sfondo c’è il fascino nell’attribuire quella parte (la più misteriosa sicuramente, di tutti noi) a uno sparatore e furioso disegnatore di fendenti. No di certo il pensiero andrebbe mai ad una correlazione con altri e più raffinati criminali dell’epoca, come potrebbero esser stati politici tramanti e fulminei loro sporchi profittatori, compagni di ventura. Ciononostante, considerando quanto remota nel tempo possa essere la prima sistemazione del museo, e quindi quanto diverse fossero le sensibilità di quell’epoca rispetto a quelle dell’epoca odierna, non si può non esser tolleranti, quantomeno laddove assenti sono riferimenti a nomi e cognomi.
Non vi dico quante parti riprodotte o, maggioritariamente, reali, sono esposte, anche poco presenti nell’immaginario istantaneo comune. Si possono osservare pure scheletri di altri animali, per esempio uccelli. I periodi storici di provenienza sono diversi.
Va preso com’è questo museo e segnatamente considerato come la teca Ottocentesca di una porzione di storia.
Se volete trascorrere un tempo proficuo, per riflessioni intime e nozioni coinvolgenti, questo sito museale può decisamente fare al caso vostro.
10 dicembre 2023
Gianni Schiavone
Ho trovato questo museo molto interessante, ben organizzato e curato. In un edificio storico, l'ambiente interno ricrea la storicità dei luoghi sia nell'illuminazione che nell'arredo. Nella visita si puó essere guidati attraverso dei QR code o illustrazioni scritte. Disponibili dei video gratuiti che raccontano la storia del museo. Per i bambini è organizzata una caccia al tesoro che permette di ricevere un premio che anche io ho trovato molto geniale nella sua semplicità. Personale molto disponibile. Prezzo del biglietto 5€ per gli adulti e gratuito fino a 10 anni
9 ottobre 2023
Sabrina P
Museo che a prima vista pare superato ma se lo di guarda non solo per ciò che propone ma anche per la cura dei dettagli, degli arredi ottocenteschi favolosi vale la pena assolutamente che venga visitato. PRENDETE IL BIGLIETTO CUMULATIVO DEI TRE MUSEI CHE CI SONO NELLO STESSO EDIFICIO
9 settembre 2023
Stefano Amprino
Bel museo, più una mostra che un museo... Piccolo, interessante per avvicinarsi al mondo dell anatomia. Ci sono scheletri ossa disegni statue e modelli di cera bel fatti e ogni teca ha un, codice QR che ti da qualche info in più. A ferragosto. Gratis... Quindi ottimo
15 agosto 2022